Domenica 30 Marzo 2025
10 Dicembre 2024Domenica 6 Aprile 2025
Ore 18:00
Collescipoli, Collegiata di S. Maria Maggiore
INGRESSO LIBERO
Renato Meucci e Carlo Segoloni, conferenzieri
Fabio Ciofini, organo
Girolamo Diruta (1546 ca.-1624/25)
Da “Il Transilvano”: Toccata II (‘del secondo tuono’) Ricercare XVI (‘a 4’ voci)
Inni
Primo Tuono: Christe Redemptor omnium – Pange lingua gloriosi – Ut queant laxis;
Ave maris stella – Tibi Christe splendor Patris – Jesu corona Virginum
Secondo Tuono: Deus morum dux minorum
Terzo Tuono: Deus tuorum militum – Sanctorum meritis – Concinat plebs fidelium
Quarto Tuono: Jesu nostra redemptio – Aurea luce – Exultet cælum laudibus – Huius obtentu
Settimo Tuono: Veni Creator Spiritus – Lucis creator optime
Ottavo Tuono: Hostis Herodes impie – O lux Beata Trinitas – Iste confessor
Undecimo Tuono: Engratulemur hodie
Duodecimo Tuono: Ad coenam agni prividi Toccata XIII (del XI e XII tuono)
IL TRATTATO “IL TRANSILVANO” DI GIROLAMO VENTURI DETTO “DIRUTA” (1546 ca.-1624/25)
Il primo volume del ‘Transilvano’, trattato che insegna a suonare l’organo e gli altri strumenti a tastiera, fu pubblicato dal celebre editore veneziano Giacomo Vincenti nel 1593, e poi ristampato in varie edizioni successive, l’ultima nel 1625, una rara copia della quale è stata da poco acquisita dall’Associazione S. Anna di Deruta e dal Coro ‘Girolamo Diruta’. Il “Secondo Libro” del 1609, ristampato nel 1622, illustra il modo di intavolare, ossia di trasferire sulla carta la melodia e l’accompagnamento, utilizzando per la parte superiore un pentagramma, e per quella inferiore un rigo di otto linee, ovvero octagramma. Entrambi i volumi si presentano inoltre, per la parte testuale, nella forma dialogica tipica dei trattati medioevali e rinascimentali, presentando come interlocutori lo stesso Diruta e un anonimo apprendista ‘transilvano’, da tempo identificato dalla critica con Istvan Jósika, inviato di Sigismondo Báthory, principe di Transilvania, cui è dedicato il primo volume. Questo include, oltre a varie osservazioni sulla natura degli strumenti a tastiera, sulle mutazioni (trasposizioni) una importante “Regola per sonare organi regolatamente con gravità e leggiadria”, che si articola in cinque prescrizioni: 1) l’organista deve stare al centro davanti alla tastiera; 2) non deve far mosse scomposte, ma restare con corpo e capo ben eretti; 3) il suo braccio deve guidare la mano, con il polso lievemente rialzato (‘incoppare la mano’); 4) le dita devono risultare ben allineate con i tasti, e piuttosto inarcate; 5) queste ultime devono premere i tasti, non batterli. Il tutto con grande leggerezza, come “quando si vuol far carezze, e vezzi, non vi si adopra forza, ma si tiene la mano leggiera, in quella guisa che sogliamo accarezzare un fanciullo”. Ma forse la maggior originalità della prima parte del trattato consiste nella netta distinzione che viene proposta tra musica organistica, per la quale appunto non bisogna ‘battere i tasti’, e quella clavicembalistica, nella quale è invece necessario colpire i tasti con più forza a motivo del meccanismo “de i salterelli e delle penne a ciò meglio giuochino”. La seconda parte del trattato si apre con la dedica a Leonora Orsini Sforza, nipote del Granduca di Toscana Ferdinando de’ Medici, richiesta in sposa dal sopramenzionato principe Sigismondo, che ne era probabilmente ricambiato (Leonora tuttavia convolò infelicemente in nozze con un duca di Bracciano); strana e singolare dedica, quella di Diruta, a una mancata ‘promessa’ coppia. In questo secondo volume egli illustra il modo di ‘intavolare’, cioè di scrivere la musica sia ‘senza diminuzioni’ (abbellimenti) sia ‘diminuito’, descrivendo a tal fine i principali tipi di ornamenti musicali allora in uso. Per impiegarli è necessario avere un’ottima conoscenza delle regole del ‘contrappunto’, vale a dire della condotta armonica delle parti musicali, che sono l’oggetto della sezione seguente di questo volume. Ma il capitolo forse più originale e rivelatorio è il “Discorso sopra il concertare li registri dell’organo” che contiene un’attenta disamina del carattere di ogni ‘tuono’ ecclesiastico, per così dire le ‘tonalità’ ante litteram. Per una sintesi d’insieme, vale la pena citare un commento di Luisa Cervelli posto in apertura alla riedizione moderna di entrambi i volumi (Bologna 1969): “tutti e due, pur nella loro fresca e spontanea semplicità, trascendono quel dimesso carattere di modesti e scolastici avvertimenti quali a volte potrebbero sembrare, per assurgere a un valore altamente didattico, quello di essere il primo, o per lo meno uno dei primi metodi per strumenti a tastiera, con particolare riguardo alla formazione tecnica ed artistica dell’organista”.
Renato Meucci (1958) ha studiato all’Università di Roma (lettere classiche) e nei conservatori di Roma e Milano (chitarra e corno). Si è dedicato dapprima all’attività di strumentista, per poi rivolgersi a quella musicologica pubblicando, a partire dalla metà degli anni ‘80, circa 150 saggi e volumi in varie lingue, tra cui Strumentaio. Il costruttore di strumenti musicali nella tradizione occidentale (ed. Marsilio, Venezia 2008). Ha insegnato Storia della musica nei Conservatori di Milano, Perugia, Novara e Storia e tecnologia degli strumenti musicali nelle università di Parma (1994-1999) e di Milano (2000-2020). Dal 2011 al 2022 è stato direttore dei Conservatori di Novara, di Aosta e di Livorno. Ha collaborato come docente e relatore esterno con le università di Tours, Parigi (Sorbona), Madrid, Edimburgo, Leida e Berna. È stato insignito dalla American Musical Instrument Society del “Curt Sachs Award”, massimo riconoscimento internazionale alla carriera, consegnatogli al Metropolitan Museum di New York nel maggio 2012. Dal 2019 dirige il settore scientifico dell’Accademia Naz. di S. Cecilia.
Dopo gli studi classici Carlo Segoloni si è dedicato esclusivamente agli studi musicali ed ha conseguito i diplomi di Pianoforte Musica corale e Direzione di coro, Composizione e Direzione d’orchestra nei Conservatori “Morlacchi” di Perugia e “Cherubini” di Firenze. Ha svolto una duplice attività come pianista e come direttore di gruppi vocali e strumentali con i quali ha realizzato, in importanti sedi e in prestigiosi festival, le pagine più significative del repertorio sinfonicocorale. Impegnato in attività di ricerca, di riscoperta e di recupero di preziosi beni del patrimonio musicale sconosciuto ed inedito, è stato organizzatore di convegni e giornate di studio su importanti autori dimenticati. È stato promotore del convegno su Teotimo e Alessandro Anniballi (Cagli 2005), il primo molto stimato da Rossini. Del P. Francesco Passarini ofm, direttore della cappella musicale di S. Francesco in Bologna prima di Padre Martini, ha pubblicato per la Ut Orpheus la revisione delle “Litanie della Beata Vergine”, dopo il ritrovamento del manoscritto ed averne curato una prima esecuzione alla presenza di Oscar Mischiati, allora direttore del Museo civico bibliografico di Bologna. La riconsegna del manoscritto alla biblioteca bolognese da cui proveniva è stata accolta dalla stampa come “operazione culturale di grande sensibilità e gesto di profonda civiltà”. Le sue ricerche d’archivio su Girolamo Diruta, pubblicate in un volume edito dalla Deputazione di Storia patria per l’Umbria, hanno portato numerose novità su quanto poco era conosciuto del musicista derutese e riscritto in maniera significativa la sua vicenda terrena. È stato vincitore dei concorsi nazionali a cattedre per esami e titoli banditi dal Ministero della Pubblica Istruzione per l’insegnamento nei conservatori di musica per il ruolo di Accompagnatore al pianoforte nel 1990, e nel 2001 per il ruolo di Direzione di coro e repertorio corale ed Esercitazioni corali. Ha insegnato nei Conservatori di Sassari, Palermo, Novara e Livorno ed è stato direttore della Scuola comunale di musica di Todi dal 2008 al 2012. Attualmente è titolare della cattedra di Direzione di coro e repertorio corale presso il Conservatorio di musica “Luigi Cherubini” di Firenze. Dirige il coro “Girolamo Diruta” e il Coro Lirico dell’Umbria.